I bambini sono stati invitati a frequentare un laboratorio gratuito sulle emozioni. Tre appuntamenti. Ho immediatamente dato la nostra adesione, credo proprio fosse necessario fermarsi un poco e imparare ad ascoltarsi. Al termine era previsto anche un appuntamento per i genitori ma ho avuto l'impressione che sia stato annullato per mancanza di adesioni. D'altra parte ci sono state così poche adesioni anche per i bambini.
Non capisco perchè non si riescano ad apprezzare proposte come queste (emozioni, letture, laboratori di teatro...). Forse possono sembrare noiose? troppo di testa e poco di movimento? non adatte ai bambini?. Non trovo la risposta giusta.
In realtà sono laboratori alla portata di tutti e utili soprattutto ai nostri bambini, spesso in corsa tra troppi impegni o ipnotizzati con la tv.
Con le emozioni, in particolare, conviviamo ogni momento di ogni giorno, sono la risposta alle reazioni esterne, è qualcosa che ci appartiene, che dobbiamo imparare a riconoscere e ad accettare. Quelle "belle" e quelle "brutte".
Evidentemente in tre soli appuntamenti non si esaurisce il lavoro sulle emozioni, durerà tutta la vita!, ma è un buon inizio per bambini cosi' piccoli. E' l'inizio di una scoperta, di un percorso di conoscenza di se'.
Il laboratorio è iniziato con la storia del bambino Nonimporta, incapace di reagire a qualsiasi emozione negativa per paura di fare qualche danno. Nonimporta era sicuro di poter continuare così ma imparerà che reprimere le emozioni non va affatto bene perchè lo opprimono e gli impediscono
di dire «Mi importa!» e di godere appieno delle cose belle della vita.
Ho riconosciuto la storia che le conduttrici del laboratorio hanno tratto da questo testo della Erickson ispirato al lavoro di
Margot Sunderland, insegnante e psicoterapeuta con all'attivo numerose pubblicazioni sulla "gestione" delle emozioni dei bambini attraverso la lettura e l'ascolto di favole:
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Aiutare i bambini... a esprimere le emozioni (CD-ROM)
Attività psicoeducative con il supporto di una favola |
Il testo "
si rivolge ai bambini che cercano di affrontare da soli le proprie
emozioni, che sono pieni fino a scoppiare di emozioni non espresse,
abituati a «tenere sempre duro», a rimanere impassibili, imprigionati in
una corazza di coraggio che più che difenderli li schiaccia" (dal sito delle edizioni Erickson)
I miei bambini sono stati molto colpiti dalla favola di Nonimporta, l'hanno più volte raccontata a casa e, in particolare, il più grande - riconoscendosi in un momento di difficoltà con una compagna di scuola - mi ha riferito che
non avrebbe fatto come Nonimporta perciò ha condiviso con me il comportamento della compagna (non proprio simpatica.......!), ha detto di esserci rimasto
proprio male e ha manifestato la sua sofferenza con un bel pianto liberatorio.
Nel corso del laboratorio ai bambini è stato chiesto di riferire di una cosa che non sopportavano e una che invece amavano molto fare. Ho assistito al primo appuntamento (il più piccolo ha preferito che io restassi) e ho ascoltato le risposte: la più ripetuta è stata "odio riordinare" seguita da "non voglio fare i compiti" mentre tra le situazioni preferite ricordo bene la risposta dei miei figli "voglio fare solo quello che mi va" (per essere ottimista ne ho apprezzato la sincerità........).
In seguito hanno mimato le singole emozioni: faccia arrabbiata, faccia sorpresa, faccia felice, faccia triste..........e poi le hanno collegate ad una situazione: quando ti sei arrabbiato? quando ti sei sentito felice?
L'ultimo appuntamento è stato dedicato al rilassamento. Trovo difficilissimo aiutare i miei bambini a passare da uno stato di agitazione allo stato di calma. Rilassarsi completamente è difficile dopo aver giocato e l'adernalina è ancora in corso e li tiene "accesi" oppure se si tratta di bambini tra i 6/7 anni che trascorrono molte ore a scuola e devono passare da un apprendimento di tipo imitativo ad un apprendimento di tipo simbolico e astratto che richiede molta attenzione.
I bambini hanno raccontato entusiasti il momento del rilassamento: hanno "chiaccherato" di se' e poi, con uma musica dolce in sottofondo, le conduttrici hanno chiesto di chiudere gli occhi e ascoltare.
Si è trattato della classica tecnica di rilassamento con l'immaginazione giudata e un lento risveglio.
Riprovarlo a casa non è difficile. Chi aiuta a rilassare
deve essere a sua volta rilassato e i bambini vanno accompagnati lentamente. Ho sperimentato che conviene prima proporre di "
giocare a rilassarci" e poi lasciare che accettino l'idea.
Di solito il segno inequivocabile sono le copertine pronte sul pavimento!