venerdì 19 aprile 2013

Mandana Sadat - 2 albi illustrati

Mandana Sadat è un'autrice e illustratrice belga, per parte di madre e iraniana per parte di padre. Sue sono le illustrazioni dei più noti Sera d'inverno (di Jorge Lujan edito da Bohem) in cui con poche parole - l'autore è un poeta - si racconta di una sera d’inverno in cui una bambina traccia con le dita una luna sul vetro appannato della finestra, per scrutare fuori in attesa della mamma, capace, con un caldo abbraccio, di sciogliere qualsiasi freddo e paura; sue sono anche le parole e le immagini de L'altro Paolo (edito da Occhio Acerbo) un racconto semplice sull’incontro con l’altro, sulla scoperta della diversità anche nell'approccio con la vita e sulla straordinaria utilità dello scambio reciproco. Ma anche un invito a cercare l’altro che è racchiuso dentro ciascuno di noi.

In questa occasione vorrei pero' portare l'attenzione su Il giardino di Babai  (Jaca Book 2004) testi e immagini a cura della Sadat. In omaggio al suo passato e alla sua famiglia -  mamma belga e papà iraniano, una volta Persia - il libro è confezionato in due lingue: per ogni coppia di pagine a sinistra l'italiano (francese nella versione originale) a destra il persiano.

Ad una prima lettura puo' sembrare la stessa storia narrata in due lingue invece, sfogliando le prime pagine e subito all'inizio si trova scritto "questo libro propone due storie, una in italiano aprendo il libro come d'abitudine per noi e una in persiano aprendo il libro in senso contrario". 

A questo punto le storie sono due e diverse "le immagini di inizio della storia in italiano corrispondono alla fine della storia in persiano".


Nonostante i tentativi dei miei figli di leggere il persiano ;), è presente la traduzione italiana della storia in persiano in fondo al libro.

Due storie in poco più di trenta pagine, con colori che probabilmente rinviano alla tradizione persiana














La storia in italiano racconta di Babai (in iraniano è il sinonimo di pecorella) che annoiata della vita nel deserto decide di far crescere un giardino lussureggiante.
Il giardino sarà talmente bello e rigoglioso da attirare ogni sorta di animali. Addormentatesi gli animali con Babai al centro, sembreranno uno splendido tappeto persiano.
Da qui parte la storia in persiano, in cui un passante stupito di tanta bellezza domanda a Babai come mai abbia voluto realizzare un giardino e la storia finisce dove l'altra inizia perchè Babai risponde  "mi annoiavo terribilmente".

Fatevi un giro sul suo sito http://www.mandana.fr/.

Con questo post ritorno al Venerdi del libro e condivido nella Biblioteca di Filippo

domenica 7 aprile 2013

Dialoghi surreali. Di nuovo abbigliamento.

Mattina. ore 7 e qualcosa.
Io: belvette il tempo stringe: infilate le scarpe.
Belvetta numero 1: ah mamma mi sono dimenticato di dirti che ho perso la stringa di una scarpa ieri.
Io: ma lo dici adesso? ma come hai fatto a perderla? cosa metti adesso, i dopo sci!?!?
Belvetta numero 1: si è persa. Ma stai tranquilla, che sarà mai...Guarda: una l'allaccio e l'altra la infilo, è anche più comoda, sembra una ciabatta.
Io: e sì, stavolta vai a scuola così!

mercoledì 3 aprile 2013

Ma chi te lo fa fare? L'affido.


E' la domanda più gettonata, naturalmente posta in varianti più discrete (politically correct, direbbe mio marito che ha scoperto questo termine da poco).
Io non lo so. Quanto meno non so perchè IO abbia deciso di partire per quest'avventura, perchè di questo si tratta. Forse per mio marito è tutto più chiaro, lui vive "in solidarietà con il mondo", quindi sapere che un minore fosse lì ad aspettare una famiglia, non lo lasciava tranquillo.

In realtà la scelta l'ho fatta da sola. Doveva compiere ancora 1 anno il mio secondo bambino quando ho deciso che sarei andata all'Ufficio Affidi della ASL.
Ricordo chiaramente quella mattina: un bimbo nella fascia e l'altro, poco più grande, accanto a me. C'era il sole e mi sembrava di poter finalmente esaudire questo mio desiderio. Covava da sempre e stavo vivendo un periodo idilliaco. Non potevo farmi scappare l'occasione, più tardi sarebbe equivalso a mai più.

Se vivi in coppia, l'affido deve essere naturalmente condiviso. Mio marito si è spaventato, ha detto subito non so e ha disdetto il primo appuntamento con lo psicologo.

La sua era una resistenza salvifica, vivevamo un periodo tranquillo, perchè complicarsi la vita? perfettamente ragionevole.

Il destino (la provvidenza, il fato?) ha voluto incontrasse - nell'ambito del lavoro - un ragazzino in difficoltà, intrattabile. Ha chiesto e ha saputo che viveva in comunità, la famiglia l'aveva dimenticato.
Trovarsi di fronte tutta la rabbia per mancanza d'amore, lo ha fatto capitolare.

Io la rabbia, la paura, le incertezze di chi vive lontano dalla famiglia (non per scelta) e non si sente amato l'avevo già incontrata in molti anni di volontariato. Non puoi fare nulla, non puoi sostituirti ma percepisci il dolore e te lo porti con te. Non ho mai capito come un minore possa continuare a resistere alla vita.

Ora lo so: resisti perchè hai incontrato qualcuno che ti ha sorriso, magari abbracciato (magari perchè nessun bimbo così ama troppe smancerie). Resisti perchè, se intravedi altro, sei convinto la vita ti possa ricompensare.

Come potevo non  voler dare?

Qualcuno mi ha detto "salvare il mondo, no, non è il caso"; ma io non ho mai creduto di salvare il mondo. A dire il vero talvolta non ho neppure creduto di poter salvare D. (la ragazza in affido).


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