mercoledì 13 giugno 2012

SE FACCIO, CAPISCO . Metodo Bruno Munari. 1^ parte.


Da tempo pensavo di dedicare un post a Bruno Munari (Milano 1907 - 1998).
Ho poi rinviato, temendo di scrivere e citare cose già dette e sapendo di non conoscere appieno il significato pedagogico della ricerca di questo artista nonchè sicura che tutto ciò che serve sapere lo si trova sul sito curato dal figlio Alberto http://www.brunomunari.it .
Chi volesse seguire un percorso formativo, sono disponibili  informazioni riguardo la nuova edizione del master in Metodologia Bruno Munari®  : il master abilita all'uso del marchio Metodo Bruno Munari®, depositato dopo un lungo lavoro di riordino e analisi dell'attività svolta dall'artista.

All'ennesimo laboratorio cui ho partecipato "in simbiosi" con i miei figli, ho deciso che ne valeva la pena. Valeva la pena "raccontare" Munari partendo dalle sensazioni vissute con l'esperienza diretta e grazie alla fortuna di avere a disposizione, e a due passi da casa,  la sede di un associazione curata da due architette diplomate al primo “Master in Metodologia Bruno Munari®”.   



Personalmente credo che la giusta sintesi dell'insegnamento di Munari si trovi in questo antico proverbio cinese, spesso citato dallo stesso autore:



Se ascolto dimentico                        
se vedo ricordo
se faccio capisco.









Ho trovato in rete un video molto interessante dove in circa 10'  - con professionalità e docezza - si vede Munari al lavoro con un gruppo di bambini


Guardando il video con i bambini ho notato che ne erano molto incuriositi, sicuramente attira il lavoro presentato ma, senza dubbio, è lo stile e il modo di porsi di Munari che coinvolge (e dovrebbe essere d'insegnamento a chi predilige uno stile impositivo, didattico e magari un po' cattedratico......) e ancora una volta mi torna alla mente un'espressione dell'artista:

"Capire che cos'è l'arte è una preoccupazione (inutile) dell'adulto.
Capire come si fa a farla è invece un interesse autentico del bambino". 

In altre parole l'arte è in ognuno di noi, bisogna solo lasciarla fluire liberamente e abituare lo sguardo al bello. I bambini in questo sono maestri, dategli un pennello e non chiedetegli nulla: coloreranno  il loro mondo interiore. Sono convinta  tutti i bambini amino esplorare le forme artistiche che gli consentiamo di conoscere;  dobbiamo solo dargli la possibilità di provare e con calma impareranno a padroneggiare colori, materiali senza la pretesa di "crescere piccoli artisti" ma con l'unico intento di proporre una forma di meditazione, di relax.

Stupore. La pedagogia creativa di Bruno Munari mi ha destato un sentimento di stupore. Siamo abituati a laboratori stimolanti, con tanti colori, oggetti e informazioni oppure a prestampati o fotocopie che a scuola i bambini si limitano a riempire di colori (possibilmente rispondenti alla realtà: il sole è giallo, mi disse la maestra di scuola materna di mio figlio e lui si ostina a farlo del colore che vuole) oppure la copia di opere d’altri. In questi anni ho visto i  miei figli portare a casa lavoretti molto carini ma troppo vicini alla perfezione per essere stati realizzati da loro. Avrei preferito un abbozzo hand-made.
Frequentando i laboratori ispirati a Munari ho imparato che la creatività è altro, deve poter emergere spontaneamente perché è un bisogno innato in tutti e bisogna evitare di correggere, aggiungere, interpretare, di mostrare apprezzamento o meno.
A casa è sufficiente mettere a diposizione materiali semplici, adatti all’età: qualche pennello – con gradualità si scoprono quelli più grandi, i minuscoli e il “famoso” pennello a ventaglio - dei colori e un foglio oppure mattoncini di cera, pastelli ad olio, matite, gessetti, argilla. I bambini piccoli toccano, manipolano, sporcano il foglio, esplorano i colori sulle mani, verificano la consistenza. I più grandi s’impegnano a rappresentare forme derivate dall’osservazione, a volte più chiare, a volte meno, chi non è abituato fatica a concentrarsi ma, con pazienza, riesce a trovare l’equilibrio e il piacere di cimentarsi in qualcosa di nuovo.

Il punto non è avere l'impressione di fare arte ma dipingere, disegnare e colorare, manipolare, costruire unicamente per il piacere di farlo, per il proprio piacere, e non per quello di altri.
A casa non bisogna aver paura di sporcare, se si decide di iniziare un’attività bisogna mettere in conto pareti “personalizzate”, lavandini un po’ colorati (ma sono colori ad acqua…..) e qualche segno qua’ e la’. Tenersi pronti, dunque!
Oltre allo stupore, questi laboratori mi sono apparsi di un’apparente semplicità, all’inizio quasi disarmante. L’operatore illustra ai bambini i materiali disponibili per quel laboratorio e fornisce tutte le informazioni di tipo tecnico, spiega sempre come si fa a fare e mai cosa si deve fare,  spinge a sperimentare senza paura del giudizio. Si “lavora” in piena libertà ma nel rispetto della regola del “come si fa’”. (anche Maria Montessori affermava "Aiutami a fare da me"!).
Ho notato che gli operatori parlano il minimo indispensabile, piuttosto fanno delle cose, suggeriscono un materiale, spingono a proseguire, stimolando la curiosità dei bambini.
I bambini, dopo un primo momento di timore, si buttano e il tutto diventa un gioco che non si vorrebbe mai smettere.  Alla fine, non ti accorgi (neppure io che ho partecipato!)  ma hai imparato,  giocando, osservando e senza ansia “da prestazione”.

2 commenti:

  1. Dopo una presentazione del genere l'unica alternativa possibile è partecipare a un laboratorio con la metodologia di Munari.

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