Arno Stern è nato a Kassel (Germania) nel 1924. Al termine del secondo conflitto mondiale (nel 1946) trovo' lavoro in un orfanotrofio che accoglieva orfani di guerra: insegnante di applicazioni tecniche.
Aveva a disposizione diversi allievi tra i cinque e i quindici anni, uno spazio - prima un solaio, poi una stalla - e qualche ora al termine delle normali attività scolastiche ma nessun materiale. All'inizio si arrangio' con quelli di recupero e naturalmente più economici: carta da imballaggio, argilla e qualche matita. In fondo per disegnare non ci vuole necessariamente un foglio bianco!
Un regalo inaspettato ha dato la svolta: colori e pennelli; non riesco neppure ad immaginare la gioia di quei bambini ma anche del loro insegnante perchè oggi è così facile procurarsi i colori.........
La partecipazione dei bambini e dei ragazzi fu totale, scrive Stern "era stato stabilito che sarebbero venuti all'atelier in certi orari e a piccoli gruppi. Tuttavia, molto presto fui sommerso e diventò impossibile frenare lo slancio di quei ragazzi. Alcuni non volevano nemmeno più andare a dormire e, talvolta, il direttore veniva a spegnere la luce dell'atelier per mettere fine al gioco".
Arno Stern non poteva disegnare a sua volta, non c'era il tempo: doveva essere disponibile a consegnare i fogli, ritirare i disegni terminati e tutte le sere predisporre stanza e i materiali per il giorno successivo.
Da qui la figura del Praticien, la persona che conduce il gioco, mettendosi a disposizione dei bambini, dei ragazzi (e degli adulti!) senza suggerire nulla, senza giudicare, consegna i fogli dove ciascuno disegnerà la propria Traccia e si assicura non manchi mai colore. Il Praticien non propone modelli da seguire, copie dal vero e lascia che, lentamente ma inesorabilmente, si abbandoni il desiderio di disegnare "o qualcosa o per qualcuno" ma solo per il gusto di farlo. Fosse anche una serie di cerchi, una riga, un sole con raggi multicolori, una casa che casa non sembra ma che provenga dal tuo più intimo e innato desiderio di lasciare un segno, (ovvero la Traccia).
Stern ha poi definito con il termine Formulazione il modo innato e naturale di tracciare, manifestazione strutturata in un insieme di segni ben definiti e che formano l'oggetto di una nuova disciplina, la Semiologia dell'Espressione.
Terminata l'esperienza nell' istituto per orfani di guerra apre a Parigi, nel 1949, un suo atelier di pittura per bambini nel quale, da allora, lavora quotidianamente.
Successivamente si è dedicato al compito di divulgare la propria pratica e le proprie scoperte con incontri, conferenze e appositi stages di formazione riservati ai futuri Praticien, cioè ai conduttori di Closlieu e ha visitato popolazioni lontane: nei deserti, nelle savane, nomadi, africani, indios che non avevano l'abitudine di disegnare.
Quale insegnamento ha tratto da questi viaggi? la naturalità nell'approccio alla Formulazione a cui si disponevano con piacere, come rispondessero ad un bisogno interiore, senza un approccio scolastico e senza
Realizza in seguito un atelier a Parigi, nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, divenuto celebre negli anni '50 con il nome di "Académie du Jeudi", e lì rimasto attivo per 33 anni prima d'essere trasferito, nel 1983, nel quartiere della Madeleine.
Biliografia: (se volete leggete ma se ne avete la possibilità piuttosto entrate in un Closlieu e chiedete un foglio bianco.....)"Felice come un bambino che dipinge" (Armando Editore), illustrato con splendide immagini scattate dal famoso fotografo Peter Lindbergh.
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