giovedì 30 giugno 2016

Il Barbaro - Renato Moriconi. Gallucci editore.



Renato Moriconi, brasiliano, classe 1980, già apprezzato autore di Telefono senza fili e insignito di numerosi premi, è un artista visivo prestato con successo agli albi illustrati.
Si è molto parlato di questo
albo senza parole che sto per presentarvi, Il Barbaro – edito in Italia da Gallucci – e sempre in termini entusiastici, ma noi l’abbiamo apprezzato solo di recente: i miei figli, soprattutto il più grande, l’avevano associato ad un racconto storico e, per questo, accantonato. 


Così come faccio di solito, non ho insistito e ho lasciato l'albo restasse in giro per casa sino all'approccio spontaneo. Approccio che ha stupito e strappato più di un sorriso. Direi un sorriso sornione, d'intesa. 
L’albo offre molto più di qualsiasi idea ci si possa fare dal titolo o dalla copertina, e rientra a pieno titolo nella categoria dei silent book, per cui davvero non si sente la mancanza del testo. Non serve davvero. Azzeccato il formato, alto e stretto, scelta particolare ma vincente, sembra quasi un albo da passeggio comodo da tenere tra le mai e.....sotto il braccio.


Originale perché è quasi un indovinello. Sin dall’inizio lascia presagire un’altra verità ma – ne sono certa – neppure il più attento osservatore riuscirà a carpire dove vuole portarci l’autore, se non arrivando a sfogliare l’ultima pagina, quella della rivelazione.

Cosa racconta Il barbaro? Quello che si “legge” alla prima lettura è un viaggio. Un viaggio periglioso e fitto di avversità compiuto da un cavaliere sul suo cavallo. L’uomo coraggioso nella sua armatura sfida e supera bestie feroci, creature mitologiche, minacce naturali. Va su su su, e poi giù giù giù, aggirando ostacoli, schivando armi e nemici, sempre mantenendo lo sguardo fiero e il contegno di un uomo che sembra essere quasi indifferente a tutto quello che gli capita. Il barbaro affronta i pericoli ad  occhi chiusi, spavaldo non teme niente e nessuno, va avanti sul suo cavallo e la piccola spada.


Questo libro è senza dubbio uno dei pochi albi capace di puntare l’attenzione sul punto di vista del bambino: l’adulto è un osservatore, anzi è lo spettatore che il bambino invita ad ascoltare. Spesso con i bambini e i ragazzi troppe parole, spiegazioni, voci, non colpiscono

il segno, mentre uno sguardo, un gesto o una serie di illustrazioni – minimali ma efficaci come queste – ci possono far capire molto del mondo interiore dei più piccoli.


E’ la classica situazione in cui sfogli l’albo e mentre lo sguardo si sofferma su ogni pagina – ciascuna è un quadro a sé, splendidamente compiuto nel tratto e nella scelta dei colori – immagini: avventure epiche?, riferimenti storici? Invece la risposta è più semplice del previsto, molto più vicina e familiare di quello che supponevamo. Si tratta di un grande e fantastico gioco, a cui non si vorrebbe mai porre fine.


La conclusione non può che sorprenderci, arriva inaspettata, crea una frattura netta nella narrazione e ci lascia basiti. Eppure potevamo capirla e anticiparla, bastava notare e interpretare i tanti indizi che l’autore ha disseminato tra le pagine. Bastava portare il punto di vista ad altezza bambino. Sembra facile… ma raramente ci si prova davvero.
Un plauso davvero va a Renato Moriconi: ha condensato in una quarantina di pagine un capitolo di pedagogia, senza dimenticare il gusto per i colori acquerellati e offrendo ritmo, movimento e una novità in ogni facciata. Credo abbia voluto regalare ai bambini un sorriso e a noi genitori un’intuizione: quando richiamiamo – per fretta o per necessità – i nostri figli da un gioco, dobbiamo rammentare che è come se li ridestassimo da un sogno. Io mi arrabbierei, voi no?



La recensione è già apparsa su www.milkbook.it




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