giovedì 6 settembre 2012

Emancipazione femminile. Quando? - Riflessione numero 1

Oggi prendo spunto dalla lettura di un paio di post dal blog di Simonetta dove scrive di emancipazione.

Emancipazione significa letteralmente "liberazione da costrizioni e restrizioni tradizionali" (cfr Dizionario della lingua italiana Devoto Oli) e quindi è un termine che potrebbe avere largo uso - basti pensare all'emancipazione dalla schiavitù  - eppure, chissà come mai, ancora oggi, emancipazione si associa a donne e femmilità

Sarà forse perchè dopo tante lotte ancora dobbiamo vincere un paio di battaglie: liberarci dall'immagine della donna fisicamente perfetta e dal senso atavico del dovere? Ci sto riflettendo.

Innanzitutto è noto che la liberazione della donna è stato un processo lungo e delicato, ottenuto a colpi di disegni di legge e emendamenti ma soprattutto dopo profonde modifiche nel pensare comune: non è ovvio far capire agli uomini che la loro presunta superiorità poteva essere messa in discussione.

Niente da fare, è necessario un noioso excursus storico (che si basa sulle mie conoscenze e non è esaustivo!).
Dobbiamo partire dal 1865 e dal primo Codice Civile italiano: prevedeva la figura del "capofamiglia" con il compito di esercitare totale controllo sulla moglie, sui beni di famiglia o sulle  eventuali proprietà della consorte; la moglie poteva concorrere alle spese di famiglia solo con la propria dote. Anni dopo, nel 1919, fu approvata la legge sulle "capacità giuriche della donna" ovvero la possibilità di esercitare tutte le professioni e a coprire gli impieghi pubblici. Per un altro fondamentale tassello dobbiamo aspettare il 1945 con il diritto al voto!
Altre date:
nel 1951 viene nominata la prima donna in un governo -  Angela Cingolani, sottosegretaria all’Industria e al Commercio -, nel 1958 viene abolito  lo sfruttamento statale della prostituzione e la minorazione dei diritti delle prostitute (legge Merlin). Nel 1959 nasce il Corpo di polizia femminile, con compiti sulle donne e i minori. Nel 1961 sono aperte alle donne la carriera nel corpo diplomatico e in magistratura. 

Credo si debba anche ricordare che solo dopo il referendum sul divorzio (1974) e dopo il referendum sull'aborto, davvero molto tempo dopo, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate con la legge n. 442 del 5 agosto 1981!

Si tratta di date relativamente recenti e questo potrebbe spiegare la necessità di ricorrere ad una legge sulle "quote rosa" per consentire alle donne di ricoprire cariche politiche o per definire una percentuale di donne ammesse nei Consigli di Amministrazione.

Speriamo le signore "quote rosa" vengano scelte per il merito e non per altre capacità - quelle che  normalmente non si elencano sul curriculum ma si scoprono più discretamente nel corso del colloquio - e poi speriamo che - una volta ottenuto il posto di lavoro - a queste quote non venga in mente di fare figli o se proprio devono che non gli venga in mente di allattare, che abbiano una baby sitter all inclusive e sempre disponibile, che siano flessibili (riunioni dopo le 17,00 e lavoro nei w-e) e, perl'amordiddio, che non si arrischino a chiedere una riduzione oraria per riuscire a gestire l'equilibrio casa/famiglia.

Avevano detto quote rosa non mamme lavoratrici. L'avevate capito?





7 commenti:

  1. Ottimo post! Hai fatto molto bene a ricordare un po' di date. Leggerle mette sicuramente in chiaro che dopo secoli di non-emancipazione non si può cancellare tutto in un ventennnio.
    Però siamo una forza intelligente, coraggiosa e contagiosa, soprattutto sul web.
    Se non ti dispiace twitto il tuo post con l'hashtag #noivaliamo.
    Un abbraccio forte!

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  2. Siamo una forza!
    Le date mi sono servite per mettere in ordine i miei ricordi di momenti storici importanti. Probabilmente mancherà qualcosa ma cio' che è utile capire e quello che in sostanza dici tu " ci vuole tempo, tanto tempo ancora".
    Twitta!, e speriamo di diventare una forza sempre maggiore.

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  3. è un post molto interessante che sento molto vicino ai miei problemi attuali.
    Ciao Alessandra!

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    1. Capisco Cristina, credo di aver capito perchè lo senti vicino.

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  4. Ciao Ale, condivido la cronologia storica e, in generale, il post. Mi permetto di dire che, a volte, sono le stesse donne, certe donne, che si fanno rinchiudere in determinati stereotipi... Ed infine, credo non ci possa essere nessuna emancipazione gestita "dall'esterno", perchè il saper essere e saper fare delle donne deve partire da se stesse.
    E, forse, si potrebbe addirittura parlare di emancipazione maschile, visto che 'sti uomini continuano a voler restare rinchiusi in una loro visione della realtà e del mondo femminile in generale.

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    1. perfettamente d'accordo Monica. Sono molte donne a non voler cambiare, piuttosto preferiscono passare dal chirurgo plastico.

      Intendevo dire anche questo : nessuna norma può cambiare la situazione. E soprattutto , se è necessaria una norma vuol dire che è la forma mentis a dover cambiare.
      Ti aspetto alla prossima riflessione.

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  5. nel nuovo post non mi fa commentare (!) Lo faccio qui e grazie per il link.
    Argomento difficile da Commentare in poche righe, l'excursus è interessante e aiuta a ficalizzare. Anche io la penso come Monica e ne farei una questione sociale piú che di genere, è la sicietà tutta a dover cambiare, la testa di ognuno deve predisporsi al cambiamento, e con un certo impegno. Onestamente non sono fiduciosa, ma intanto nel mio piccolo ci provo. ciao!

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