Il laboratorio si è svolto in due pomeriggi ed era condotto
da Cristina, educatrice ed esperta nel metodo Feuerstein.
Per la realizzazione del
laboratorio Cristina mi ha riferito non fosse necessario essere applicatori del metodo Feuerstein ma,
avendo avuto la fortuna di
assistere (diciamo che l’occasione non
me la sono fatta scappare: i bimbi erano
dieci e si chiedeva una mamma presente e io sono stata una volontaria felice!)
, sono convinta che l’approccio paziente e fiducioso nella riuscita di tutti, Cristina
l’abbia tratto anche dalla sua
esperienza di Mediatrice Feuerstein .
Infatti, la
metodologia Feuerstein prevede un lavoro insieme al bambino, in cui il
Mediatore si assume la responsabilità del cambiamento e della riuscita del bambino,
dimostrando di credere fortemente in lui e aiutandolo a lavorare in autonomia,
per poi vedere e capire che il risultato è il frutto dei propri talenti .
Di cosa si è trattato?
Il titolo era “Gli inventori dei Sogni” e la breve spiegazione sul volantino questa “Una buona storia non è solo quella che leggi
ma soprattutto quella che riesci ad immaginare”.
Nel corso del primo pomeriggio i bambini si sono dovuti
conoscere e lo hanno fatto utilizzando dei giochi: sono stati proposti dei pupazzi a cui ogni bambino poteva dare un nome e per
cui immaginava una qualità particolare (qualcuno ha detto “il mio pupazzo puo’ portare
sulla luna ), inventando frasi divertenti con questo libro e realizzando una storia corale, un incipit dato a cui ciascuno, pescando una carta illustrata, ne
aggiungeva un pezzettino. Al termine del “riscaldamento” si è entrati
nel vivo del laboratorio; Cristina ha
spiegato che talvolta gli scrittori si danno uno pseudonimo così hanno cominciato dandosi un nome di fantasia
(i nomi erano molto fantasiosi!!) e con degli adesivi hanno “costruito” la
propria immagine di scrittore, una sorta di avatar.
Il senso di questo primo incontro era facilitare la libera
espressione della fantasia e del pensiero narrativo, processi fondamentali
anche sul piano di un corretto sviluppo psico-fisico (ndr le info tecniche sono
fornite dalla conduttrice del corso).
Il secondo appuntamento è stato incentrato sulla creazione
della propria storia. I bambini, a gruppetti di due, avevano a disposizione
carta, penna, matite colorate, immagini e colla. Il gioco è partito senza
intoppi, i bimbi hanno collaborato serenamente e c’è stato anche qualche attimo
di silenzio (concentrazione?). Terminate le proprie storie i bimbi le hanno lette
a voce alta e hanno mostrato ai compagni le illustrazioni. Mi sono stupita
della disponibilità alla lettura, anche il piu’ piccolo ha voluto raccontare il
suo lavoro!
Il senso di questo secondo incontro era di accrescere il
proprio senso di competenza (io so fare), passo fondamentale per il consolidamento dell’autostima e della
motivazione a qualsiasi forma di apprendimento.
Il sabato successivo lablevettan1 mi ha chiesto se potevamo
andarci ancora in quel posto…………..
Conosco il metodo Feuerstein solo in modo sommario, sono certa che mi piacerebbe poterlo approfondire. Il laboratorio di cui parli deve essere davvero bello ed edificante!
RispondiEliminaQuesta esperienza è davvero bellissima e molto interessante dal punto di vista metodologico. Recentemente mi è capitato di leggere ancora qualcosa sul metodo Feuerstein relativamente al suo utilizzo in ambito neuropsichiatrico, ma non si trattava di informazioni dettagliate. Già in passato avevo letto un tuo post sull'argomento e mi sarebbe piaciuto approfondire, ma ancora mi rimane misterioso.
RispondiEliminaComunque, splendido laboratorio!
Non ho la più pallida idea di che consista questo metodo ma la parte pratica è di mio gusto.
RispondiEliminaMi ha fatto riflettere "facilitare la libera espressione della fantasia e del pensiero narrativo, processi fondamentali anche sul piano di un corretto sviluppo psico-fisico" e penso a tutto quello che mio figlio NON sta facendo a scuola.