venerdì 18 luglio 2014

Se chiedi al vento di restare - Paola Cereda




Un paio di mesi fa sono stata alla presentazione di questo libro, non conoscevo l'autrice: era una sera "libera" e mi sono seduta ad ascoltare. E' stato un incontro piacevole, le parole del libro intercalate dalla musica di  una brava artista. E così ho letto il libro e presto leggero' anche il precedente.
 
Se chiedi al vento di restare è un libro che non avrebbe bisogno di altre parole oltre a quelle perfettamente dosate, ordinate, calibrate della storia.

Basterebbero alcuni semplici aggettivi: bellissimo, essenziale, onirico.

Alla sua seconda pubblicazione – Della vita di Alfredo è il primo libro pubblicato – Paola Cereda già  manifesta una scrittura sapiente, frutto di un evidente lavoro di ricerca e sperimentazione.

La storia non è banale, i personaggi sono perfettamente tratteggiati, la descrizione dei luoghi e dei fatti narrati è essenziale ma sufficiente per imprimerci quasi una fotografia mentale.

Poche parole per la trama: in un’isola in mezzo al Mediterraneo – la più distante e senza nome  - dove la vita degli isolani si muove intorno al carcere “il Monte”, una vita abitudinaria nel rispetto delle tradizioni, delle consuetudini e delle credenze. Lì nasce Agata. Non c’è malocchio peggiore del sangue che porta via sangue – la mamma muore di parto – e con questo sottointeso cresce senza mai lasciare l’isola. Il suo nome significa “buona, virtuosa” ma la scelta ricade sul nome per ben altri motivi. Affidata ad un’amorevole balia, torna dal padre chiuso, incapace di emozioni e facile allo schiaffo e dalla zia bigotta che non ha risposte per lei;  nonostante la grettezza di chi la circonda, Agata riesce a trovare la sua strada: saranno la scoperta di avere un dono, prepara involontariamente una meravigliosa salsa, e l’incontro con lo stravagante circense Dimitri a darle la forza di fronteggiare l’inquietudine di voler sapere da chi è nata e di accogliere la figlia Isolina.

L’autrice, Paola Cereda, racconta del circo come se lo avesse vissuto, tiene lontani gli stereotipi e ci restituisce la parte più convincente, quella umana; Agata, la protagonista, si lascia raccontare: un misto di fermezza e docilità, a metà strada tra l’ingenuità e la provocazione. Agata vive ma non si conosce, le mancano dei frammenti della sua vita e solo il dolore farà riaffiorare i ricordi “io me la immagino nera. Una madonna scura, con una cintura in vita [.....]. Ai suoi tempi le cinture non erano ancora di moda e lei già le indossava. [....]. Di nascosto mia madre continuava a cucinare. Affettava, mischiava, girava e ripeteva la storia della zuppa perchè anchio, nella pancia, la potessi imparare".
Isola, la figlia silenziosa e profetica e Dimitru, l’addestratore che parla ai cavalli, sono i satelliti della protagonista, di passaggio per consentirle di scoprire che le lacrime hanno il gusto del mare. Piansi per Isola, per me, per le lacrime che non avevo mai dato.
Un vestito azzurro con le bordature fatte a mano e il collo tondo, una salsa inimitabile e un paio di scarpe
rosse sono l’essenza di questo romanzo.
Certo Agata, le belle storie sono quelle che fanno bene.

E questa va veramente bene perchè, in fondo, racconta un po’ della ricerca interiore di ognuno di noi.


Questo post partecipa al VdL di Homemademamma.

2 commenti:

  1. Ciao, non conoscevo quest'autrice e da come descrivi il libro, sembra una storia molto delicata e anche un pò curiosa. Un bel suggerimento, grazie!

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  2. Colgo il tuo suggerimento al volo e lo inserisco nella mia lista di libri da leggere. Grazie e complimenti per il blog, ma soprattutto per il tuo bellissimo caos!

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