mercoledì 3 aprile 2013

Ma chi te lo fa fare? L'affido.


E' la domanda più gettonata, naturalmente posta in varianti più discrete (politically correct, direbbe mio marito che ha scoperto questo termine da poco).
Io non lo so. Quanto meno non so perchè IO abbia deciso di partire per quest'avventura, perchè di questo si tratta. Forse per mio marito è tutto più chiaro, lui vive "in solidarietà con il mondo", quindi sapere che un minore fosse lì ad aspettare una famiglia, non lo lasciava tranquillo.

In realtà la scelta l'ho fatta da sola. Doveva compiere ancora 1 anno il mio secondo bambino quando ho deciso che sarei andata all'Ufficio Affidi della ASL.
Ricordo chiaramente quella mattina: un bimbo nella fascia e l'altro, poco più grande, accanto a me. C'era il sole e mi sembrava di poter finalmente esaudire questo mio desiderio. Covava da sempre e stavo vivendo un periodo idilliaco. Non potevo farmi scappare l'occasione, più tardi sarebbe equivalso a mai più.

Se vivi in coppia, l'affido deve essere naturalmente condiviso. Mio marito si è spaventato, ha detto subito non so e ha disdetto il primo appuntamento con lo psicologo.

La sua era una resistenza salvifica, vivevamo un periodo tranquillo, perchè complicarsi la vita? perfettamente ragionevole.

Il destino (la provvidenza, il fato?) ha voluto incontrasse - nell'ambito del lavoro - un ragazzino in difficoltà, intrattabile. Ha chiesto e ha saputo che viveva in comunità, la famiglia l'aveva dimenticato.
Trovarsi di fronte tutta la rabbia per mancanza d'amore, lo ha fatto capitolare.

Io la rabbia, la paura, le incertezze di chi vive lontano dalla famiglia (non per scelta) e non si sente amato l'avevo già incontrata in molti anni di volontariato. Non puoi fare nulla, non puoi sostituirti ma percepisci il dolore e te lo porti con te. Non ho mai capito come un minore possa continuare a resistere alla vita.

Ora lo so: resisti perchè hai incontrato qualcuno che ti ha sorriso, magari abbracciato (magari perchè nessun bimbo così ama troppe smancerie). Resisti perchè, se intravedi altro, sei convinto la vita ti possa ricompensare.

Come potevo non  voler dare?

Qualcuno mi ha detto "salvare il mondo, no, non è il caso"; ma io non ho mai creduto di salvare il mondo. A dire il vero talvolta non ho neppure creduto di poter salvare D. (la ragazza in affido).


8 commenti:

  1. Io ci penso tra alti e bassi (ora sono nel basso). Penso a un compagno di classe di mio figlio, con alle spalle una vicenda familiare 2 volte drammatica, un soggiorno in casa famiglia per non so quanto tempo, ora con il padre (e i suoi precedenti). In classe è una mina vagante, pericoloso per sè e per gli altri, senza sostegno, senza qualcuno che si possa occupare solo del suo dolore e della sua rabbia.
    Se ci penso io non potrei mai farcela e provocherei altri danni.
    Ma che sollievo pensare che qualcuno ce l'ha fatta

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  2. Non so neanche come sono arrivata al tuo blog ma era destino...
    Era destino perchè la prima parola che ho letto è stata Affido ed ho capito che ti avrei messa tra i blog da seguire. L'affido è entrato a far parte della nostra vita quasi due anni fa con l'arrivo di due bambini di 6 e 4 anni. A volte è dura ma è l'esperienza più bella che potessimo vivere...
    Ciao Alessia

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  3. Leggo i tuoi post e quelli di Elena, continuo a pensarci e spero di arrivare ad una conclusione...

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  4. Ed eccomi qua: non potevo non leggere tutto quello che hai scritto con tanta curiosità e un pizzico di invidia!!! Continua a scrivere sull'argomento: tutte noi abbiamo voglia di sapere. La tua esperienza è unica ma potrebbe essere di ispirazione a tante di noi... per me lo sei e da quello che leggo qui sopra anche per altre potresti esserlo!!! Non saranno mai troppe (sfortunatamente) le famiglie affidatarie: per ora, a quanto mi dicono, son pochissime rispetto al bisogno. la sensibilizzazione inizia dall'informazione!!!!

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  5. Se ti scrivo che in questo momento ti amo, mi credi? :) L'affido (non so proprio perché) è sempre stato un mio sogno segreto, cioè, spesso mi sono immaginata -e ho desiderato essere- intenta ad accompagnare almeno per un periodo un bambino in difficoltà... però un po' non ho il tuo coraggio, un po' mi sento inadeguata, un po' (la percentuale più consistente) è una questione di spazi.... insomma, rimane uno di quei pensieri ricorrenti che non racconti a nessuno.
    Complimenti a voi e un abbraccio! Vi ammiro davvero!

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  6. Certe cose le fai per amore e questa è la spiegazione, non ce ne sono altre, soprattutto se ne cerchi di ragionevoli. Perchè, se pensi a quanto ti popssa scombussolare la vita, a quello che è meglio, a cosa servirà allora non vale neppure la pena mettere i piedi in terra la mattina...

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  7. Penso al quarto figlio spesso, anzi no, spessissimo...
    poi però penso che sia un pensiero piuttosto egoistico...in fondo ho già tre bei bambini, ho maschi e femmine, ho la salute e finalmente un buon equilibrio e allora? E' forse solo una necessità fisica, l'"ultimo" tic-tac del mio orologio biologico?
    Ecco che un altro pensiero si insinua nella mia mente e prende il sopravvento...se non è niente di tutto quanto sopra allora la decisione più naturale è l'affido MA
    MA CI VUOLE CORAGGIO, tanto, tantissimo e io ce l'ho? Sarò capace? Nonostante tutti i buoni propositi e le migliori intenzioni, ne sarò all'altezza? Ora ho paura, ci penso costantemente ma la paura è di più e ti AMMIRO, ti invidio e ti AMMIRO...MOLTISSIMO!!
    =)

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