lunedì 16 aprile 2012

Imparare l'autostima si puo'.


Uno dei tanti crucci da genitore è l'autostima. Il mio approccio è sempre stato semplicistico e naturale: esserci e sostenere. 
Il dubbio però mi viene naturale così  ho ascoltato altre correnti di pensiero in cui si parla di punizioni e paternali. Conclusione? ho mantenuto il mio approccio!
 

Ho letto di recente il risultato di alcuni studi su come le aspettative influiscano le persone, al punto da modificare la loro riuscita nella vita ovvero se le persone intorno a te hanno stima e grandi aspettative per te,  ti metterai nelle condizioni di realizzarle.

Mi ha colpito in particolare uno studio realizzato da un gruppo di psicologi in una classe di studenti: hanno sottoposto i ragazzi ai famosi test per verificare il quoziente intellettivo e hanno mostrato agli insegnanti i risultati in modo casuale. Risultato? alla fine dell'anno scolastico chi risultava aver avuto un punteggio più alto nel test intellettivo (falso) aveva ottenuto risultati migliori degli altri compagni (fonte: http://bimbonaturale.org).



Chi ha figli ha imparato che i bambini non nascono con un'immagine di se' ma se la costruiscono nel tempo, grazie all'amore dei genitori, possibilmente incondizionato e non influenzato dai rendimenti o dai comportamenti dei bambini (ti voglio bene se sei bravo....) e agli stimoli esterni. Il lavoro dei genitori comincia subito, fin da piccoli.

Per costruirsi una buona immagine di se' e sentirsi in grado di affrontare le inevitabili piccole/grandi difficolta', i bambini hanno bisogno di sentirsi apprezzati -  non tanto per il risultato -  quanto per l'impegno che mettono nelle loro attività. Un neonato è felicissimo se viene applaudito perchè è riuscito a creare una torre con i suoi cubi come un bambino più grande si sente orgoglioso se viene lodato per un disegno o un bel voto.
Certo l'insuccesso o la difficoltà sono dietro l'angolo (e anche necessari per crescere) ma lo scoraggiamento non è di nessun aiuto e l'adulto deve avere l'equilibrio necessario per non negare l'errore o attribuirlo ad altri (se hai preso un brutto voto è colpa della maestra, se gli altri bimbi non ti fanno giocare è perchè sono maleducati) e neppure sostituirsi al bambino per rimediare.
Al contrario trovare una  risposta positiva: riprovare insieme il gioco o l'attività, "e' stata una giornata pesante e non sei riuscito a concentrarti, rifacciamo l'esercizio da dove hai sbagliato". Riconoscere i punti deboli non significa riconoscersi come deboli ma impegnarsi a migliorare (nei limiti giusti).
Un altra caduta di tono terribile sono le classificazioni e i paragoni: quante volte si ascoltano genitoti e nonni confrontare i fratelli o giudicare un bambino "è proprio bravo, è molto furbo, è una lavativa, suo fratello alla sua età......". Se continui a sentire giudizi su di te, finisci per crederci. Capiterebbe anche a me di arrivare a credere di essere bravisisma con i conti, se in molti continuassero a dirmelo. O no?


Sono dell'idea che questo stile di relazione sia la strada giusta per spingerli a raccontare sempre la verità e a dire quello che accade perchè certi dell'aiuto e non necessariamente della punizione.

Queste riflessioni non esauriscono l'argomento e le ho buttate giù , incoraggiata da due libriccini. Piccoli ma intensi!

(qua c'è una generosissima anteprima del libro)

Il primo, LA COCCINELLA SENZA PUNTINI di Fulvia Degl'Innocenti e Luca Matricardi edito da Lavieri,  racconta dei tentativi delle coccinella Isabella di avere i puntini proprio come le sue amiche. Nonostante i suoi genitori e i medici consultati se ne siano fatti una ragione, per  Isabella rimane un cruccio: vuole i puntini. Inutile dire che qualsiasi tentativo risulterà vano ma sarà l'incontro speciale con un bambino a restituirle fiducia in se'.




L'altro è CHE COSA FARAI DA GRANDE? di Jeanne Willis edito da Battello a Vapore (la casa editrice consiglia la lettura per bambini di 5 anni, non ritengo utili queste classificazioni e mi sembra che questo libro si adatti benissimo a bimbi più grandi).
Parenti e conoscenti - persino il veterinario e il signore che vende gli  spazzolini porta a porta - gli consigliano un'attività per il futuro.
A dire il vero Brian si lascia trascinare e s'impegna molto in tutte le proposte ma con risultati scarsi (s'impiglia con le calze da ballerino e fa esplodere un computer......) finchè....finchè si ribella e decide personalmente - e con sicurezza - del proprio imminente futuro!





6 commenti:

  1. L'esserci e sostenere del genitore penso sia una grande e costante fatica, un vigilare senza permettersi una distrazione, ma davvero l'unico modo...
    E anche a scuola credo sia fondamentale, resto basita quando vedo colleghi spiattellare nelle mani degli alunni voti pesantemente negativi senza una sola sillaba di spiegazione e incoraggiamento! Secondo me è fondamentale non confondere l'errore con un giudizio sulla persona. Ed è fondamentale, anche per un bambino, imparare a non far dipendere le sue scelte dai giudizi altrui.

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    1. ciao Monica, la scuola resta una grande palestra di vita forse la prima in cui i bambini si confrontano con adulti giudicanti e con altri bambini magari un po' competitivi.
      Purtroppo, però, alcuni insegnanti non riescono a trasmettere quella fiducia utile a spingere i bambini/ragazzi a migliorarsi non per il voto in se' ma per il desiderio di riuscire. L'amore per la conoscenza s'insegna a partire dalle prime scuole altrimenti ci ritroviamo con ragazzi delle superiori che sperano di fare la media del 6 con la verifica di recupero o l'interrogazione volontaria. Ahimè

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  2. Mi ispira particolarmente il libro della coccinella, sembra un modo indiretto e simpatico per trattare questo difficile tema con i bambini!

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    1. ciao Marica, il libro delle coccinella è veramente ad hoc per introdurre questo tema.
      C'è un altro titolo molto carino: UN PANDA A COLORI del BATTELLO a VAPORE. Un piccolo panda, infelice della sua condizione in bianco e nero, fugge dalla foresta e si rivolge agli animali che incontra e alla luna. Ma tutti hanno un buon motivo per lamentarsi. Insomma il panda se ne fa una ragione e capisce che "ognuno è diverso e bellissimo allo stesso modo".

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  3. Quello che hai descritto viene definito da alcuni "il potere della profezia". Si parte da piccoli ad esercitarlo: "ATTENTO CHE CADI!" Detto a un toddler che fai suoi primi tentativi di esplorazione libera o affronta un gioco un po' più impegnativo ha come risultato CERTO che cada davvero. E non è un caso. Osservando al parco gioco si vedono subito i bimbi lasciati liberi di imparare, sperimentare - anche cadere - e poi sentirsi più sicuri o quelli che sono costantemente tenuti al guinzaglio dagli adulti caregiver (pure troppe di attenzioni...) e questo mina la loro autostima, perchè la fase due è appunto declamare agli altri genitori davanti al bimbo che è un "PASTIcCIONE" o un "bimbo che cade SEMPRE". Idem per i bimbi etichettati "pestiferi", o peggio "cattivi" e via dicendo. I bimbi ci assecondano e quindi fanno cosa ci aspettiamo da loro, per questo se tu lodi un bimbo (ma senza cadere nel meccanismo di ricatto morale, neppure sottile) o ancora meglio gioisci sinceramente dei suoi progressi, delle sue piccole conquiste, o comunque partecipi sempre con rispetto del suo spazio "emotivo" sicuramente ne gioverà. Se credi in un bimbo percepirà fiducia, e così via... :)

    Non tutti però sono consapevoli di questi meccanismi, oppure ci credono quando provi a spiegarli, ma alcuni sì, magari qualcuno leggerà il tuo post e proverà a fortificare l'autostima dei suoi bimbi, anzichè lentamente ma inesorabilmente distruggerla :)

    Il primo libro mi ha datto pensare a "Un colore tutto mio" di Lionni.

    Ciao!

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  4. Grazie ci', ho apprezzato molto il tuo commento . La profezia, certo e' un termine che calza a pennello. perche' etichettare? e' gia' cosi' difficile trovare la propria identita' , dover lottare con un'immagine di se', diffusa, precostituita e che non calza e' ancora piu' complicato!
    odio queste semplificazioni anche nei discorsi tra adulti, ogni persona racchiude tante particolarita', meglio evitare giudizi a priori.

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