E’ davvero difficile riconoscere
l’amore; distinguerlo dall'infatuazione e dalla passione, capire se è un
sentimento o una semplice sensazione passeggera. I segnali sono universali: farfalle
nello stomaco, testa nelle nuvole, una sensazione di leggerezza generale come
se la vita non avesse ombre, eppure quando ci s’innamora, l’incertezza la fa da
padrone: “sono davvero innamorato?”, “cosa mi
prende?”.
Succede a tutti di avere dei
dubbi persino ad un elefante che ad una vasta e variopinta platea, con imbarazzo
e tentennando domanda:
Be io…. – ripete l’elefante
con un gran respiro.
“Ecco vorrei sapere come si capisce…..Come ti senti quando……Cioè voglio
dire: come fai a capire che sei innamorato di qualcuno?”.
La domanda dell’elefante di Lenn van den
Berg e Kaatje Vermeire, edito da Kite, affronta il tema e risponde alla
domanda in modo inequivocabile.
Amare è essenzialmente l’altro. Ovvero qualcuno che ti fa stare bene:
“Io quando ho vicino la mia pietra preferita sento un
bel calduccio”, dice il sasso.
“Io non dimenticherò mai la prima volta che l’ho
vista. Mi sono sentito grande e forte come un elefante. Non mi ero mai sentito
così, prima.”
Questo è quanto racconta il topo.
E anche Biancaneve non capisce come mai il principe le abbia fatto dimenticare
tutte le “cose brutte".
.
Amare è anche rinunciare per il
bene di qualcuno, lo dice chiaramente il melo:
“Io non posso fare a meno del sole, la cosa strana è
che se ho vicino la mia amata, faccio prendere tutto il sole a lei. Quando uno
fa le cose così sa di essere innamorato”.
Amare è aiutarsi. L’onda quando è
stanca si appoggia al vento e si lascia spingere e anche il sole si stanca e
allora la luna prende il suo posto, perché è
il suo tesoro.
La bimba “scrive poesie” e gliele mette in tasca ma “di nascosto” invece la nonna “pensa
a lui tutti i giorni, anche se non c’è da molto tempo. Ogni settimana scelgo
una poesia e gliela leggo nel nostro posto preferito.”
Come ogni anno si riuniscono
sulla collina.
L’albo si apre con queste parole.
Sembra una riunione importante: un
numero incalcolabile di variopinti personaggi, animali, persone reali,
personaggi di fiabe, sembrano arrivare da ogni dove portando con sé sedie,
poltrone, megafoni, wc e si accomodano sul dorso dell’elefante mentre la
proboscide fa da pulpito.
Sul quel pulpito, per la prima
volta, oggi siede orgogliosa una formica perché la tartaruga non può presenziare, suo marito è malato. La formica
prende seriamente il suo ruolo, lo ritiene l’occasione giusta per “farsi strada nella vita”, ha comprato
persino un bel paio di occhiali, probabilmente pensa la rendano più credibile. Come previsto, appunta ogni intervento sul libro delle domande difficili , incalza
se nessuno interviene anche se ritiene tutto quanto un mucchio di sciocchezze,
delle assurdità. E’ costretta ad ascoltare ma alla
fine taglia corto, ha cose importanti di cui occuparsi, ha un lavoro che
l’aspetta, tanto da fare; quindi con un colpo di martelletto dichiara
chiusa la riunione.
Sulla strada del ritorno si ferma dalla tartaruga, ma giusto il tempo
di restituire il libro delle domande difficili, non si ferma a bere un tè, la
formica non ha tempo.
Scappa via in tutta fretta, ma perché ad un tratto si
sente così sola?.
L’albo si chiude con queste
parole, in cui è racchiusa la risposta alla domanda dell’elefante.
L’argomento è trattato con molta
delicatezza e alla poesia dei testi si accompagna la ricchezza delle illustrazioni.
Un verde/grigio di base con tocchi di colore
più vivi ma resi in modo da rendere il tutto quasi un sogno, animali e uomini si muovono in spazi senza una vera prospettiva, piccolo e grande coesistono,
realtà, fantasia e fiaba si confondono.
A rendere raffinato l’albo è anche
l’indipendenza narrativa di testo e illustrazioni: ad ogni rilettura scoprirete sempre qualcosa di
nuovo, un particolare sfuggito che aggiungerà ulteriori significati al
linguaggio verbale.
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