Biancaneve è braccata, la matrigna non le dà tregua. Del padre, come accade spesso nelle fiabe, non si ha notizie: o è in viaggio o è succube. Alla ragazza non resta che fuggire.
C'era una volta da qualche parte nel bosco, una fanciulla di nome Biancaneve che fuggiva da una strega cattiva.In "Biancaneve e i 77 nani" Davide Calì - almeno nell'incipit - prende pari pari spunto dall'originale.
Poi la svolta, perché la fanciulla trova sì rifugio in una casetta di nani, ma non dei noti 7, qui si tratta di ben 77 nani. La ragazza ha subito chiaro quanto la situazione non sia delle migliori, a cominciare del dover memorizzare i nomi dei 77; tra gli altri, c'è un Bacucco, un Cassiodoro, uno Zanzibar, un Maragià, uno Gnorri e un Bacucco (probabilmente i più simpatici) e una serie di nomi/cibo: Acciuga, Viteltonné, Prezzemolo, Polpetta...Fortunatamente abbiamo anche due sul classico, un Pabo e un Gualtiero. Inevitabile la confusione ma d'altra parte ci sono mamme che confondono i nomi di soli due figli, che vuoi che sia, poi i nani sembrano gentili .
Così la nostra Biancaneve, soave, elegante, con i capelli corvini ben pettinati, labbra e guance rosee da vita sana e riposata, decide di restare.
Mali estremi estremi rimedi. La matrigna non compare ma incombe.
Si diceva più sopra i nani fossero gentili ma erano pur sempre 77 barbe da pettinare, 77 storie da leggere la sera, bucato per 77 da stendere e lavare, i pasti notoriamente tre: colazione, pranzo e cena ma per 77.
La fanciulla perde il suo colorito sano e compaiono evidenti borse sotto gli occhi, i capelli sfuggono dall'acconciatura e, ça va sans dire, perde anche il classico aplomb principesco e sembra urlare:
"Forse qualcuno di voi ragazzi potrebbe darmi una mano?"
Dato l'epilogo, che non svelo, evidentemente i 77 ignorano la richiesta.
Nel corso di ogni lettura ad alta voce, ancor prima del finale, risatine scorrono e io colgo al volo per chiedere se per caso qualcuno di loro abbia trovato similitudini in questioni familiari. C'è chi trova somiglianza tra l'aspetto della Biancaneve disegnata da Raphaelle Barbanegre e la propria mamma, chi confessa di ignorare le ripetute richieste di collaborazione chi invece pare partecipi alla conduzione della casa, rifacendo il proprio letto, sparecchiando e persino stendendo. Talvolta, tanto per sincerarmi della buona fede (ed eventualmente chiedere poi il recapito della mamma per sapere come abbia fatto ad ottenere cotanto aiuto), chiedo precise informazioni su come, ad esempio, si debba rifare il letto. Risposte vaghe e poco credibili, tant'è che finora di recapiti di mamme non ne ho. E neanche di papà, a dire il vero!
Davide Calì - autore con all'attivo più di 60 pubblicazioni, non abbandona la nota ironica nella costruzione dei testi, ma in poche frasi ben confezionate rende molto realistica la condizione di molte madri subissate dalle richieste di tutta la famiglia. Non si sente affatto la mancanza della versione originale della fiaba anzi pare azzeccatissimo lo stratagemma di ribaltare la versione di una Biancaneve devota e mai stanca. Ai testi si accompagnano, con perfetta sintonia, le sgargianti illustrazioni della Barbanegre che utilizzando tutti i colori dei suoi pastelli ci offre tavole bellissime.
Non a caso l'albo è pubblicato da EDT nella collana Sottosopra, dedicata all'identità di genere e contro gli stereotipi e nella quarta di copertina l'editore ha aggiunto una nota:
la rivisitazione di una fiaba classica in nome del rispetto, della dignità, della libertà di ciascuno.In casa l'albo ha avuto una certa risonanza, l'ho lasciato a disposizione per la lettura autonoma, una sorta di messaggio subliminale ai due - anzi tre, con il marito - maschi di famiglia: smettete di sparecchiare, vi rifiutate di ricordare il funzionamento della lavatrice, non conoscete cosa sia una scopa e una paletta? Bene, sappiate questo albo mi propone un piano B.
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