venerdì 7 ottobre 2011

Paola Mastracola - Togliamo il disturbo


Questo post partecipa - volentieri!  - al Venerdì del libro di http://www.homemademamma.com/2011/10/07/venerdi-del-libro-lalbero-delle-fiabe/.

 Togliamo il disturbo. Saggio sulla libertà di non studiare - Paola Mastrocola.



L'ho comprato e letto per simpatia all'autrice,  avevo già letto altri suoi libri: "La Gallina volante", "Una barca nel bosco", "Che animale sei?", tutti ironici con un retrogusto amaro.

Il tema è sempre la scuola, d'altra parte è un'insegnante, e probabilmente questo ruolo è stato l'osservatorio dove ha potuto conoscere e poi riportare nei suoi racconti  i giovani  personaggi protagonisti; ma Togliamo il disturbo è un saggio e io avrei dovuto sapere che un saggio non si può affrontare  di sera - dopo aver messo i bambini a letto e con la palpebra già a mezz'asta - con la dovuta attenzione. Comunque in qualche modo sono arrivata all'ultima pagina.

Il titolo vuole essere una provocazione, un' affermazione politicamente scorretta e tutto lo scritto spinge a porsi delle domande e a schierarsi.
Non so davvero cosa pensare, non so se essere pienamente d'accordo, la libertà di non studiare dovrebbe essere legittima ma credo debbano essere esaminati i motivi che stanno alla base di una scelta di questo tipo. Continuerò a riflettere.
Mastracola, però, sembra non aver dubbi su alcuni presupposti: la scuola è diventata uno - dei tanti - status symbol, per i genitori il figlio deve scegliere un liceo, perché  la scuola professionale (sempre si chiami ancora così) è di serie B, salvo l' istituto alberghiero - aggiungo io - in fondo la tv è piena di cuochi belli, bravi e..danarosi, e forse nessuno ha da obiettare se vuoi fare il cuoco. Ma cosa dire ad un figlio che vuole fare il panettiere? 
Ma allora afferma ancora l'autrice, è anche vero che tanti genitori ritengono l'insegnamento nozionistico superato, in fondo siamo nel pieno dell'era tecnologica, il sapere passa attraverso internet, così come pare ancora insuperato l'eterno dilemma tra essere o apparire.


Io leggo ai miei bambini e li spingo a leggere a loro volta, ora che il più grande frequenta la seconda primaria  e comincia a dover scrive pensierini, gli ricordo anche l'importanza delle pause, una virgola per quelle più brevi, un punto per le più lunghe  (il problema è che quando legge lui, se vede un punto fa delle pause esagerate, ma questa è un'altra storia....), però gli insegno anche a travasare le piante, a lavare i piatti, a costruire oggetti, insomma a usare le mani che, in fondo, è anche usare la testa. le due cose non possono andare  di pari passo? non è che la scuola rischia di essere troppo sessista: o studi e allora beccati Dante, o hai una manualità eccellente e allora limitati ai laboratori tecnici e a poche nozioni scolastiche.

Ho già debolmente affrontato questo argomento il primo anno di scuola primaria: i bambini hanno seguito un laboratorio teatrale sulle emozioni.  Il mio entusiasmo non è stato accolto da molti: il pensiero comune è che queste attività tolgano spazi alla didattica, non immagino cosa si possa pensare di un corso di giardinaggio. Eppure il gioco è didattica, l'apprendimento si nasconde anche dietro queste attività. Mi devo preoccupare di più se mio figlio ancora non sa ancora a memoria le tabelline o se percepisce il sapere come noia?

Un paio di brani  mi hanno colpito nel libro:
"Oggi se parli di studio, sei subito vecchio. Pesante, lento, bacucco, fuori moda, antipatico e noioso. Studio è una parola perdente a priori: appena la pronunci, hai già perso.
Non studiare invece è bello, sa di nuovo, di fresco e di gioioso. È come andar per campi a fare una merenda, o i tuffi dagli scogli, o una camicia appena lavata e stesa al sole.
"

"Evitiamo il pericolo strisciante dell'omologazione": è importante! Così come è importante capire per cosa siamo nati, cosa vogliamo fare, indipendentemente dal pensiero dei molti. La scuola ci deve offrire la possibilità di scegliere, e di farlo anche controcorrente. Ci deve fornire le basi, nei primi anni dell'obbligo, per capire se siamo nati per studiare o per fare un lavoro manuale, per coltivare la terra o per fare il tecnico di computer, per leggere Torquato Tasso o per cucinare. Indipendentemente dalla famiglia di origine e dalle velleità dei genitori."
 



E questo è un video (breve ma carino):
 http://www.wuz.it/recensione-libro/5589/paola-mastrocola-togliamo-disturbo-scuola-italiana.html 

9 commenti:

  1. D. è ancora piccolo, ma io già ci penso alla scuola, visto che alcune persone care ci lavorano "dentro".
    La frase che hai riportato riassume il mio pensiero, però adesso andrò a prendere questo libro, che è stato anche molto discusso, per fare qualche riflessione in più!

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  2. Io l'ho letto con attenzione, e devo dire che non mi ha convinto, per nulla. Non la proposta finale, ma nemmeno l'analisi tanto serrata precedente. E il motivo è semplice: mi pare che faccia corpus statistico di quella che, dati alla mano, è la percentuale minore di abitanti della scuola superiore italiana, vale a dire gli studenti dei licei.
    Non si può fare un libro sui mali della scuola tutta, a mio avviso, partendo e parlando esclusivamente del proprio orizzonte (perdipiù se questo orizzonte è elitario per definizione). Più leggevo e più - da insegnante, da collega della Mastrocola - avevo l'impressione di qualcuno che guardasse la scuola con un cannocchiale messo al contrario.

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  3. Mio figlio dice che da grande vuole fare "...quello che aggiusta le cose": è molto attaccato a mio padre che gli ha insegnato ad avvitare e svitare, ad usare il metro, il nastro adesivo, le chiavi inglesi e trovo che sia un prezioso insegnamento extrascolastico... Il piccoletto - che ha quattro anni - ha una manualità eccezionale ed è molto pratico... sempre pronto a cercare soluzioni.
    Io sono grata a mio padre per ciò che gli trasmette: magari anche a scuola ci fossero insegnamenti di questo tipo!
    Però è vero, come dici tu, che anche i miei di bimbi sono ancora piccoli e il problema della scuola "fighetta" ancora non me lo pongo (pur sentendo in giro discorsi da far rabbrividire)...

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  4. Mia figlia non ha ancora 4 anni eppure io già ci penso. Che farà da grande e dove studierà? e nel frattempo come si sarà trasformato il mondo della scuola? Un bel problema, come lo è stato per noi anni fa: istituti tragici hanno segnato amici vicini, io ho ancora ben in mente il biennio da lager nel nostro liceo soprannominato Alcatraz. Scuole ne ho frequentate molte anche da formatrice, e le perplessità aggiunte a quelle di racconti come ben definisce Stegania agghiaccianti aumentano... un passo alla volta e poi vedremo e sentiremo anche la diretta interessata. Ciao

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  5. Ho letto il libro e devo dire che trovo la Mastrocola senza speranza, a volte addirittura supponente, arroccata sulle sue convinzioni e spesso così pesante che sono contenta di non averla avuta come prof, ma forse anche come collega... L'analisi che fa, da un punto di vista diciamo "estetico" può essere condivisibile, ma dovrebbe riconoscere che lo scenario è cambiato e la sfida è proprio quella di "adattare" contenuti di sempre a nuovi strumenti e metodi.
    Qualche volta, leggendo, mi sono chiesta cosa faccia lei veramente per andare incontro ai suoi studenti, se almeno ci prova a cercare un punto di contatto, o si sforza di credere che, per quanto assurdo le sembri, anche i ragazzi d'oggi qualche nota positiva la possiedono.
    Insomma, a volte mi dava l'impressione che, secondo lei, se uno non va in brodo di giuggiole per Torquato Tasso o Manzoni è un povero mentecatto, mi sembra un'esagerazione!
    Inoltre, spesso mi chiedo se a formare un buon insegnante non possa contribuire più un corso di teatro e la capacità di mettersi in gioco che milioni di nozioni....
    Insomma, per dirla con Fiorello...Mastrocola, "sei vecchia, sei una pressa!!"
    Ciao a tutti!

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  6. e grazie Monica, il tuo commento mi ha convinta! Io non credo che i ragazzi non siano interessati allo studio, bisogna solo trovare il modo per avvicinarli. Noi genitori possiamo iniziare sia da piccoli trasmettendo il piacere di leggere e imparare e gli insegnanti effettivamente dovrebbero conoscere i ragazzi, il loro linguaggio. Non è necessario rinunciare ad insegnare Tasso, bisogna solo incuriosire e trovare la molla per evitare che risulti "pesante".
    Al di là di tutto sono d'accordo con te: un buon corso di teatro che sciolga un po'.....

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  7. Cara Alessandra, insegno al liceo e ho letto (alcuni anche ai miei alunni) tutti i libri della Mastracola. Di questo avrei scelto, come passi salienti, gli stessi che hai scelto tu. Condivido le tue riflessioni come madre e insegnante. Un abbraccio. Emma

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  8. Questo l'ho preso in prestito dalla biblioteca e letto un'anno fa circa. Mi ha molto incuriosita, ma anche infastidita.
    Io non credo che si possa decidere alle elementari per cosa è tagliato un bambino...Einstein era un ciuco in matematica e tutti sanno come è andata a finire...
    Credo invece che molti insegnanti farebbero bene a mettere in discussione il loro modo di interessare i ragazzi allo studio e alle materie proposte. E ritengo fondamentale che la scuola esca dallo status di istituzione e apra un tavolo di confronto e cooperazione con le famiglie per creare un progetto educativo condiviso.
    Poi avrei da dire anche su materie e metodi....ma sarà per un'altra volta...
    A presto!
    :-)

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    1. Sono perfettamente d'accordo, Anna e sarebbe bello raccontassi anche su materue e metodi! Aspetto la prossima volta.....;)

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