venerdì 28 settembre 2012

I sentimenti con il Ranocchio di Max Velthuijs. Bohem editore.

Un personaggio ci ha accompagnati in recenti letture: Ranocchio.

 Non conoscevo Max Velthuijs (1923-2005), l'autore delle storie di Ranocchio, non sapevo fosse un illustratore e autore per bambini molto noto in Olanda ma conosciuto anche all'estero. Velthuijs ha iniziato a pubblicare relativamente tardi, il primo libro è del 1962, ma già nei primi anni di scuola si divertiva a scrivere e disegnare storie (e non eccelleva negli studi.....). Per celebrare i suoi 80 anni, nel 2003, è stata organizzata una grande retrospettiva del suo lavoro e, l’anno successivo, riceve il Premio Hans Christian Andersen 2004 per illustratori. Questo premio costituisce il culmine e l'ultimo riconoscimento della sua carriera artistica poiche, dopo una breve malattia, muore il 25 gennaio 2005.

Le storie di Ranocchio sono una ventina: le prime, pubblicate da Mondadori, sono fuori catalogo (ma si trovano nelle biblioteche)  mentre,  di recente, la casa editrice Bohem ha ristampato nel formato grande con copertina rigida, alcuni titoli, quelli che abbiamo letto noi:
Ranocchio è un eroe
Ranocchio e lo straniero
Ranocchio ha paura
Ranocchio e il merlo
Ranocchio e un giorno molto speciale
Ranocchio è...un ranocchio.


In tutte le storie Ranocchio guarda al mondo con uno sguardo sempre sorpreso e ingenuo, circondato da alcuni fedeli amici: la dolce Anatra, il casalingo Porcellino, l'intellettuale Lepre e l'avventuriero Topo.

Insieme affrontano le avventure (la quotidianità, si potrebbe dire) cercando di  trovare sempre una risposta positiva.
Un alluvione fa venire alle luce il coraggio di Ranocchio. Un merlo trovato nel prato è l’occasione per interrogarsi sul mistero della morte e la necessità di celebrare la gioia di essere vivi.
Uno spavento notturno rende inevitabile un’indagine sul tema della paura vera e della paura di aver paura.
L'arrivo di uno straniero, Topo, porta Ranocchio a riflettere sui pregiudizi "Siamo tutti diversi".
Con il tenerissimo "Ranocchio è......un Ranocchio" si impara ad apprezzare  quello che si è (nel nostro caso un Ranocchio) e ad  accettare i propri limiti e dare spazio alle proprie risorse.
Essenziale con le parole e le immagini e grazie a uno humour gentile, le storie ci trasmettono una grande voglia di vivere e ci parlano di noi. Di noi grandi che ancora non sappiamo sempre accettarci ma, anche e soprattutto, di chi grande lo deve diventare e si misura ogni giorno con i problemi che il proprio crescere nel mondo comporta.









Questo post partecipa al Venerdì del Libro di Homemademamma.

giovedì 27 settembre 2012

Dilaoghi Surreali. Interrogato?


3^ elementare.
Come se già tutto non bastasse, iniziano le interrogazioni.
Mal sopporto - lo dicevo qua - le chiacchere di mamme e annessi sul piazzale della scuola. Luogo di perdizione per le ansie genitoriali.

I bambini sono appena usciti e si deve correre perchè c'è catechismo ma alcune mamme, nonostante l'odiata fretta, non disdegnano di fare una domanda fulminea e attendere una risposta  pronta e chiara "sei stato interrogato?" e poi in rapida successione "chi è stato interrogato?" (al momento pare che il voto sia segreto.....).

Le voci corrono e mio figlio pare nella terzina degli interrogati.

Chiedo -  La mamma è curiosa, sei stato interrogato in storia?
Belvetta n. 1 - Non lo so.
Io - Dài, sarebbe la tua prima interrogazione, dobbiamo festeggiare (prima di aver letto il voto, ma non lo  dico.....).
Belvetta n. 1 - Guarda mamma che io non mi sono neanche accorto.
Io - "Notiprego" non puoi dirmi che non ti sei accorto. Ha detto Andrea che hanno interrogato te, Michele e Alessia.
Belvetta n. 1 - Se lo dice lui allora sarà vero.
Io - @#%@#!!
Belvetta n. 1 - Ah, ora mi ricordo: la maestra ha interrogato solo quelli che avevano già finito il disegno; io stavo disegnando, quindi non mi ha interrogato e che ne so di quello che stavano facendo!
I bambini mica si ricordano tutto subito e poi questa vita è troppo piena di cose!

Io adoro mio figlio.





sabato 22 settembre 2012

Autunno, benvenuto.

Non amo l'autunno solo per il fatto che prelude ad un periodo di buio e freddo. Ammetto, pero', la bellezza dei colori, una splendida gamma di tinte arancioni,  e il piacere di camminare sulle foglie cadute. Sceglierle e portarsi a casa le più belle.

Quest'anno voglio affrontare con serenità i mesi a venire: pazienza per il sole più tenue, i vestiti più pesanti e le giornate corte. Cogliero' il meglio da tutto.

Intanto mi sono regalata delle zucche ornamentali e le ho messe all'entrata di casa, come fosse un benvenuto.

Benvenuto autunno!


 
Chiccolino dove vai?
Sotto terra, non lo sai.
E là sotto non fai nulla?
Dormo dentro alla mia culla.
Dormi tanto ma perché?
Voglio crescere come te.
E se tanto crescerai
Chiccolino che farai?
Una spiga metterò e tanti chicchi ti darò.

(non conosco l'autore, a me la recitava mia nonna...)

venerdì 21 settembre 2012

Piperno e il premio Strega.


Ho voluto essere culturalmente al passo con i tempi: ho letto il libro vincitore del Premio Strega 2012  "Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi" di Alessandro Piperno e, già che c'ero, "Il silenzio dell'onda" di Gianrico Carofiglio, nella cinquina dei finalisti.

Il Premio Strega è uno dei riconoscimenti letterari tra i più noti e storici: è stato istituito nel 1947 e ha premiato autori come Elsa Morante, Alberto Moravia, Sebastiano Vassalli, Mario Soldati, Tomasi di Lampedusa.
Piperno è professore di letteratura francese e in Francia ha vinto un altro premio.

Da leggere, mi sono detta.

Dopo le prime 100 pagine circa ero perplessa, non avrei continuato se non mi fosse venuto il dubbio di una mia incapacità. Non riconosco più un buon libro?


La storia in breve: due fratelli di una famiglia dell'alta borghesia, travolta dallo scandalo che ha coinvolto il padre anni prima. Un fratello rassegnato e rinchiuso in un matrimonio d'interesse con una ex ballerina di Non è la Rai, l'altro che insegue il successo e cerca di dare un senso alle proprie "difficoltà sessuali" . I destini si ribaltano e la rabbia esplode.
C'è l'evidente intenzione di tratteggiare le banalità  dei tempi moderni ma alla fine i protagonisti risultano più che altro caricature, un abbozzo di critica a certi modelli vuoti.

La scrittura è spesso ridondante e sembra voler evidenziare la culturalità dello scrittore. Non l'avrei messa in dubbio comunque - visto il curriculum. Ostentarla è un peccato.

Va detto che il libro è la seconda parte di un dittico, la prima parte della storia è raccontata nel libro precedente Persecuzione. Forse se avessi cominciato dal primo, l'avrei apprezzato di piu'.


Questo post partecipa al Venerdì del Libro.



mercoledì 19 settembre 2012

Dialoghi surreali. La figlia part time

Conversazione  di un paio di mesi fa ma ancora adeguata allo stato di fatto:

Nero su bianco: BOCCIATA.!  Al telefono: D. ti hanno bocciata, l'hai saputo?
- Sì me lo ha detto un'amica. Ora come faccio a dirlo al papi?
- Eh, eh, preoccupazione taridva. Il papi ti dirà che vai a lavorare, ci sperava che ti venissi bocciata così aveva l'opportunità di mandarti a lavorare.
- Ma quale lavoro?
- Chissà quali sbocchi a 16 anni: lavapiatti o, con un po' d'impegno, potrai stirare a ore, pulire le case degli altri o pulire le strade. Se ti prendono.
- Oh cacchio.
- Appunto.

Dopo un paio di giorni:
- Ale, senti non mi funziona il cellulare, potrei prendere un i-phone con quella  tariffa mensile come ha la mia amica E.?
- Non se ne parla finchè non chiarisci cosa vuoi fare del tuo futuro prossimo, prossimo.
- Ah grazie tante, va bene lasciamo perdere il cellulare! (trad.: non mi capisce nessuno).

Ancora qualche giorno e arriva la richiesta di iscrizione in palestra "per mettermi al più presto in forma". Eh già "mens sana in corpore sano" ma lei comincia dal "corpore", per la mente ci penserà la provvidenza!!!!
Non se ne parla neanche, consiglio belle passeggiate nel parco.

Finalmente s'intravede un raggio di sole all'orizzonte:
- Ale ci ho pensato: rifaccio l'alberghiero ma non nella stessa scuola perchè mi vergogno (barlume, barlume di autocoscienza!) oppure potrei fare la scuola per parrucchiera. Se faccio la scuola per parrucchiera, pero', poi a casa mi dicono che copio la mia amica E., quindi meglio rifare l'alberghiero.
- Giusto, scelta ponderata: fai l'alberghiero perchè la tua amica farà la parrucchiera e non vuoi dare l'impressione di imitarla. Profondo come pensiero D.!
- Mmmmm, che palle, non si capisce niente. Allora l'alberghiero o la scuola per parrucchieri o vado a lavorare come barista come il figlio di un amico di papi. Ha 17 anni, nessuna voglia di studiare e ha trovato lavoro in un bar  [pausa di riflessione]. Comunque anche la scuola di grafica non sarebbe male.

Quel barlume di autocoscienza si è spento.


sabato 15 settembre 2012

Emancipazione femminile. Riflessione numero 2.


Sono tornata sulle mie riflessioni e grazie ai commenti di alcune di voi - sono preziosissimi -  mi sono accorta di  aver lasciato sottointeso un concetto che mi seguiva come un fil rouge mentre scrivevo.

Se un Paese deve ricorrere ad una struttura rigida ed impositiva come lo è una qualsiasi norma giuridica, significa necessariamente che in quel Paese qualcosa non va.

Non mi dispiacciono le citazioni e i miei lontani - e brevi - studi universitari mi riportano alla mente alcune frasi "storiche", tra cui un Mazzini reduce dalla bocciatura alla Camera dei Deputati della  proposta di legge che pretendeva di includere le donne al diritto di voto:
 "L’emancipazione della donna sancirebbe una grande verità base a tutte le altre, l’unità del genere umano, e assocerebbe nella ricerca del vero e del progresso comune una somma di facoltà e di forze, isterilite da quella inferiorità che dimezza l’anima. Ma sperare di ottenerla alla Camera come è costituita, e sotto l’istituzione che regge l’Italia [la monarchia] è, a un dipresso, come se i primi cristiani avessero sperato di ottenere dal paganesimo l’inaugurazione del monoteismo e l’abolizione della schiavitù".
Credo Mazzini volesse dire che se le donne intendevano veder riconoscere i propri diritti, sarebbe stato necessario insistere nella lotta, pazientare sino a far capire la necessità di certi cambiamenti.

Per vedere riconoscere i propri diritti le donne dovevano prima cambiare la testa dei cittadini non attendere i politici si muovessero a colpi di proposte di legge.  E' una citazione che risale al 1866 circa ma non è lontana, per contenuti, dalle attuali difficoltà.

Con la fine delle vacanze, inizia la ripresa delle normali e impegnative attività di lavoro e, per chi ha figli, della scuola e delle varie attività che riempiono le giornate delle famiglie. Pensavo alle difficoltà delle donne contemporanee di essere all'altezza delle richieste e di conciliare tutto. Un articolo apparso sul Corriere della Sera.tv e il post de Il mondo di Cì, mi hanno fermato i pensieri.

C'è ancora molto da fare per evitare drammi e ignoranza. La testa di molti cittadini è ancora confusa.



venerdì 14 settembre 2012

L'armadio dei vestiti dimenticati Riika Pulkkinen/Nada Malanima La Grande Casa


Un pomeriggio in solitudine (finalmente!), figli e marito a camminare per i monti e due libri da cominciare.

Cominciati e finiti.

Mi dispiace dover ammettere non abbiano nulla di speciale anche se i presupposti c'erano: il primo - L'armadio dei vestiti dimenticati - è dell'autrice finlandese Riika Pulkkinen. Se si è letto un qualsiasi libro della casa editrice Iperborea ci si è necessariamente innamorati dei paesi e degli scrittori del Nord Europa. L'altro, La Grande Casa, è di Nada Malanima (al secolo Nada), avevo già letto un bel libro precedente frutto del lavoro di una persona intensa.
Una trama ben costruita è evidente e le storie sono dense di sentimenti mai banali ma, in tutti e due, qualcosa non mi ha convinto.

Riika Pulkinnen (classe 1980) è considerata una delle migliori scrittrici e questo suo secondo libro (il primo è inedito in Italia) un fenomeno letterario che, in poco tempo, ha avuto moltissime - e ottime - recensioni nonchè commenti entusiasti. Non sarò certo io a smorzarne il successo anzi tra le righe ho avvertito il piacere di leggere, alcune frasi sono particolari e citate altrove "Le relazioni umane sono come boschi fitti. O forse le persone stesse sono boschi, nei quali si aprono molti sentieri, a ritmo serrato; sentieri destinati a restare ignoti a molti che si manifestano per caso a coloro che si trovano a passare in quel momento."  
"A una donna servono due cose nella vita: il senso dell’umorismo e un paio di scarpe rosse col tacco." 
"E' facile narrare le storie dei passanti. Più difficile restare nella propria". 
La storia è un intreccio tra presente e passato in cui Anna, per potersi affrancare dall'amore per un uomo e quello materno per la figlia di lui deve ripercorrere - suo malgrado e indossando, per caso, un abito dimenticato in un armadio -  le vicende della sua famiglia: la passione tra il nonno e Eeva. Il dolore di Anna e' speculare a quello di Eeva, dimenticata da tutti ma, impressa nei ristagni dei ricordi di tutti, chiede di poter riaffiorare.

Troppe descrizioni e qualche passaggio inutile non rendono giustizia ad una buona trama, forse riuscirà ad essere una bella sceneggiatura per il film i cui diritti sono già stati acquistati.


L'altra lettura è altrettanto intensa. L'autrice nega si tratti di un'autobiografia ma sicuramente, per scrivere la storia di una delle tre donne protagoniste, ha attinto dalla sua esperienza di giovane cantante di successo. 
Forse l'autrice usa la scrittura come catarsi e non riesco ad entrare in  sintonia con le sue emozioni.

Interessante è l'idea centrale: un luogo di ritrovo per dare pace e dare la possibilità a chi ci risiede di vivere la propria spontaneità.

Il rispetto dei sentimenti e la forza della natura  - che scandisce il tempo e le emozioni - sono il fil rouge di tutto il romanzo. Manca, pero' qualcosa, che la rappresentazione teatrale (già in preparazione) restituirà.


Questo post partecipa al Venerdì del libro di Homamademamma.

domenica 9 settembre 2012

{this moment} 6 - fine estate

{this moment} - A ritual. A photo - no words - capturing a moment from the week. A simple, special, extraordinary moment. A moment I want to pause, savor and remember.
If you're inspired to do the same, take a look at Soulemama's blog.



venerdì 7 settembre 2012

Il mio album dei colori per imparare a dipingere. Pascale Estellon. ELECTAKIDS


Quest'estate cercavo libri per intrattenere i bambini nei momenti di calma durante le vacanze.
Avevo pochi giorni e gusti difficili: volevo assolutamente qualcosa di particolare, di originale e di bello.

La sorpresa non è  stato trovare solo cio' che cercavo ma scoprire una nuova collana dedicata ai bambini e ideata da una nota casa editrice: Electa.

Conosco Electa per i cataloghi di mostre che ho collezionato negli anni e per l'intensa attività di divulgazione dell'arte con pubblicazioni molto curate. E' stato, quindi, un piacere scoprire la collana Electakids, "inaugurata" solo nella primavera scorsa ma già con 10 titoli all'attivo tra activity book, favole e libri artistici. L'impronta è necessariamente di qualità, è evidente l'attenta ricerca tra autori e illustratori - non necessariamente noti - ma sicuramente capaci di "fare la differenza".

Io ho acquistato Il mio album dei colori per imparare a dipingere di Pascale Estellon 


Un activity book di 24 pagine con un formato gigante (29x42) che introduce i bambini alla scoperta dei colori.
La quarta di copertina ci insegna a preparare l'occorrente per diventare "il mago" dei colori

 
poi si gioca a mescolare i colori primari e a trovare nuove tonalità

sempre con pennelli e colori, si sperimentano i colori caldi e quelli freddi,  i contrasti


e ci si continua a divertire sino alla fine, con i consigli per i perfezionisti (che non svelo!).


La collana è promossa come "collana per bambini dai 4 ai 10 anni per giocare all'arte con i piccoli" ma, garantisco, anche per i grandi è un piacere!

giovedì 6 settembre 2012

Emancipazione femminile. Quando? - Riflessione numero 1

Oggi prendo spunto dalla lettura di un paio di post dal blog di Simonetta dove scrive di emancipazione.

Emancipazione significa letteralmente "liberazione da costrizioni e restrizioni tradizionali" (cfr Dizionario della lingua italiana Devoto Oli) e quindi è un termine che potrebbe avere largo uso - basti pensare all'emancipazione dalla schiavitù  - eppure, chissà come mai, ancora oggi, emancipazione si associa a donne e femmilità

Sarà forse perchè dopo tante lotte ancora dobbiamo vincere un paio di battaglie: liberarci dall'immagine della donna fisicamente perfetta e dal senso atavico del dovere? Ci sto riflettendo.

Innanzitutto è noto che la liberazione della donna è stato un processo lungo e delicato, ottenuto a colpi di disegni di legge e emendamenti ma soprattutto dopo profonde modifiche nel pensare comune: non è ovvio far capire agli uomini che la loro presunta superiorità poteva essere messa in discussione.

Niente da fare, è necessario un noioso excursus storico (che si basa sulle mie conoscenze e non è esaustivo!).
Dobbiamo partire dal 1865 e dal primo Codice Civile italiano: prevedeva la figura del "capofamiglia" con il compito di esercitare totale controllo sulla moglie, sui beni di famiglia o sulle  eventuali proprietà della consorte; la moglie poteva concorrere alle spese di famiglia solo con la propria dote. Anni dopo, nel 1919, fu approvata la legge sulle "capacità giuriche della donna" ovvero la possibilità di esercitare tutte le professioni e a coprire gli impieghi pubblici. Per un altro fondamentale tassello dobbiamo aspettare il 1945 con il diritto al voto!
Altre date:
nel 1951 viene nominata la prima donna in un governo -  Angela Cingolani, sottosegretaria all’Industria e al Commercio -, nel 1958 viene abolito  lo sfruttamento statale della prostituzione e la minorazione dei diritti delle prostitute (legge Merlin). Nel 1959 nasce il Corpo di polizia femminile, con compiti sulle donne e i minori. Nel 1961 sono aperte alle donne la carriera nel corpo diplomatico e in magistratura. 

Credo si debba anche ricordare che solo dopo il referendum sul divorzio (1974) e dopo il referendum sull'aborto, davvero molto tempo dopo, le disposizioni sul delitto d'onore sono state abrogate con la legge n. 442 del 5 agosto 1981!

Si tratta di date relativamente recenti e questo potrebbe spiegare la necessità di ricorrere ad una legge sulle "quote rosa" per consentire alle donne di ricoprire cariche politiche o per definire una percentuale di donne ammesse nei Consigli di Amministrazione.

Speriamo le signore "quote rosa" vengano scelte per il merito e non per altre capacità - quelle che  normalmente non si elencano sul curriculum ma si scoprono più discretamente nel corso del colloquio - e poi speriamo che - una volta ottenuto il posto di lavoro - a queste quote non venga in mente di fare figli o se proprio devono che non gli venga in mente di allattare, che abbiano una baby sitter all inclusive e sempre disponibile, che siano flessibili (riunioni dopo le 17,00 e lavoro nei w-e) e, perl'amordiddio, che non si arrischino a chiedere una riduzione oraria per riuscire a gestire l'equilibrio casa/famiglia.

Avevano detto quote rosa non mamme lavoratrici. L'avevate capito?





Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...